Marcello Lala ci porta in tribunale per la storia raccontata da Dagospia, Corriere del Mezzogiorno e altre testate giornalistiche…

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Ci sarà un Pubblico Ministero, e una G.I.P. a Berlino per Marcello Lala, che su fatti giornalistici accaduti, di interesse pubblico ancora oggi

(raccontati e acclarati già prima di noi attraverso noti, notissimi giornalisti della carta stampata di testate giornalistiche e web per quella triste, squallida – aggiungiamo noi -, vicenda del 2012 finita quasi nell’oblio – ma non per noi -,  dello “Gnocca Party del PD”

FONTE UNO, FONTE DUE

che fece arrabbiare non solo l’allora segretario del PD, Pierluigi Bersani, per l’organizzazione del cosiddetto festino Lala Style’s, cacciato oggi nel 2024 dal portone di Palazzo De Fusco dai suoi consiglieri comunali di riferimento in Italia Viva nella maggioranza oramai sgangherata del sindaco-capotavola Carmine Lo Sapio e ritornato dalla finestra qualche mese fa da staffista per i suoi buoni rapporti con PER di Ettore Rosato e la cucitrice per vocazione di storie e storielle per Pompei Città della Cultura 2027, Maria Rosaria Boccia; consulente aggratis e sorella per l’Italia del ministro Sangiuliano),

ci vedrà in tribunale a doverci difendere dall’accusa di diffamazione aggravata – perché avvenuta mezzo Facebook -, per questo articolo (LEGGI).

Rivendicando fino alla morte la nostra totale estraneità, professionalità, buonafede e lealtà ci troviamo imputati, sicuramente per un malinteso: blackout di Giustizia e Verità, che trionferanno e faranno nuovamente luce come sempre davanti a un Giudice, e non a Berlino: carte alla mano come piace a noi, in un’Aula in nome del Popolo Sovrano. ‘E chest’è!

Genny Manzo 

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